RINART, rinascere artigiani

 

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In contrada Magnì, a Ragusa, c’è una falegnameria che si occupa di recuperare ciò che per molti sono solo scarti. Si chiama RINART e dietro questo nome c’è una storia di artigianato e rinascita.

«Siamo abituati a vivere in una società che privilegia la cultura dello “scarto”, dominata da dinamiche di un’economia e di una finanza carenti di etica. Lo “scarto”, non è solo il rifiuto materiale, ma spesso viene considerato tale anche l’essere umano. Noi vogliamo partire proprio da questa tipologia di “scarto”, da queste persone svantaggiate. Per queste ragioni abbiamo fondato la cooperativa sociale RINART, Rinascere Artigiani, un luogo in cui attraverso il lavoro manuale ed una particolare attenzione alle relazioni, si possa “rinascere”», raccontano Elisa Gulino e Ilaria Lamacchia fondatrici del progetto.


La cooperativa sociale vuole puntare tutto sull’importanza di umanizzare le relazioni, il lavoro, i difetti. «I nostri prodotti sono unici, raccontano l’incertezza delle mani inesperte desiderose di apprendere e lasciano spazio all’armonia della diversità, liberano dalla frenetica corsa alla perfezione».

Nella falegnameria sociale di contrada Magnì si lavora a prodotti sostenibili dal punto di vista ambientale, si impiega legno proveniente da foreste controllate, l’uso di colle e ferramenta è ridotto e si punta su finiture ad acqua e imballaggi riciclati o riciclabili. Non ci si dimentica nemmeno del recupero creativo del legno: la presenza di architetti-falegnami permette di realizzare oggetti altamente creativi.

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Tra gli attrezzi della falegnameria si muovono Elisa e Ilaria, due architetti con la passione per il lavoro manuale. «Siamo due architetti ma prima di tutto siamo due amiche dal primo giorno di università presso la facoltà di Architettura del Politecnico di Milano in cui 11 anni fa abbiamo iniziato e condiviso l’intero percorso di studi».

Elisa Gulino è siciliana, da sempre legata alle sue radici e con la passione per il mondo del sociale. Dopo 7 anni a Milano ha deciso di far ritorno a Ragusa per investire sulla sua terra d’origine. Nel capoluogo ibleo, grazie ad una serie di partner, ha avviato il progetto Costruiamo Saperi finanziato da Fondazione con il Sud. Obiettivo del progetto era la nascita di due cooperative che permettessero l’inclusione sociale di persone immigrate.

Ilaria Lamacchia, pugliese, è una lavoratrice stacanovista interessata ai temi della sostenibilità ambientale e del riciclo. Dopo l’università è rimasta a Milano dove ha lavorato a grandi progetti per importanti personalità. Nonostante ciò però non trovava quella pienezza che cercava così ha maturato il sogno di cambiare vita e dedicare la sua professionalità ai più deboli.

«Inaspettatamente i nostri sogni stavano prendendo strade convergenti», spiega Ilaria che ha lasciato il suo lavoro ben retribuito per raggiungere Elisa in Sicilia e dare vita nel dicembre 2017 alla cooperativa sociale RINART – Rinascere Artigiani. Con loro, in questo momento, lavorano due migranti e un pensionato e periodicamente attivano tirocini formativi o pene alternative per periodi limitati.

«Tempo, energie e competenze sono preziosi e non vanno sprecati! Abbiamo sentito l’esigenza di dedicarli a persone svantaggiate, oggetti scartati, forme di artigianato in estinzione. Siamo convinte che il lavoro manuale sia uno strumento efficace per ridare dignità alla persona, capace di rivalorizzare le proprie potenzialità, rimettersi in gioco per superare ostacoli e difficoltà. Portando le nostre professionalità in falegnameria vogliamo ridurre la distanza tra progettazione e realizzazione, diventare a tutti gli effetti makers, diretti produttori delle nostre invenzioni creative».


Tra le prossime attività ci sono i campi di lavoro estivi, workshop di progettazione e iniziative con le scuole per sensibilizzare ai temi della sostenibilità sociale e ambientale.

RINART è uno dei progetti incubati nel secondo ciclo di Bassi Comunicanti. «Abbiamo incontrato un team di persone preparate e disponibili che ci stanno aiutando a dare maggiore concretezza al sogno. Nei bassi di palazzo Cosentini sono nate sinergie e collaborazioni con altri partecipanti, confronti e scambi con esperti di vari settori», raccontano Elisa e Ilaria che hanno ben chiara la strada che devono continuare a percorrere:

«per trasformare un sogno in un progetto è necessario dagli forma partendo dalle domande giuste per costruire insieme le risposte migliori». La prima risposta è già arrivata, si chiama RINART.


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